L’acquisizione di casa Nanni-Levera

L’acquisizione di casa Nanni-Levera e la costruzione del castello

L’attività del negozio di sartoria di Alessandro Manservisi dovette dare risultati economici particolarmente positivi ed Alessandro nel giro di pochi anni si arricchì o almeno divenne piuttosto agiato, fino ad avere la possibilità di acquistare i beni di Castelluccio, in un primo tempo in comproprietà con altri tre possidenti, mentre in seguito avrebbe acquisito l’intera proprietà da solo. Il primo atto fu ovviamente l’acquisto dei terreni e delle costruzioni avvenuto il 20 febbraio 1886 a rogito del notaio Giulio Marchi, rogito che ci è stato conservato. Il conte Alessandro Nanni Levera del fu Domenico Antonio vendette per 50.000 lire tutti suoi possessi di Castelluccio a quattro persone tutte di Bologna o del suburbio: Alessandro Manservisi di Giocondo, possidente e negoziante di Bologna, Domenico Riccardo Cavara fu Angelo, possidente di Zola Predosa, Ferdinando Ferretti fu Angelo, possidente di Casalecchio di Reno, Mauro Monterumici fu Francesco possidente di Borgo Panigale. Il documento riporta una precisa descrizione delle proprietà acquistate: 1. Un tenimento già costituito dalli due fondi “Ca’ dei Nanni” e “Ca’ di Giorgio” con sovrapposti Fabbricati ad uso dei fondi stessi, e padronali, per la maggior parte unito, ad uso prato, campo, bosco, pascolo ed in confine con diverse strade, colle proprietà Fabbri Dottor Antonio, Nanni fratelli del fu Francesco, della Prebenda di Castelluccio, e del Comune di Porretta e forse. 2. Diversi corpi di castagneto sotto le denominazioni di: Spondola, Pian Martino, Rocchino, Ca’ del Faino, Malmaggiore, Nuvolè, Caselle forniti ognuno di Casetta pel diseccamento delle Castagne, e che specialmente confinano con diverse Strade, e Rii, col Torrente Silla, con beni delle Prebenda di Castelluccio, e di Monteacuto, della Madonna del Faggio, del Comune di Porretta, non che con altre proprietà, e forse. 3. Due appezzamenti a qualche distanza dalli predetti terreni, l’uno in cima all’Appennino detto Vallimenga a bosco ceduo di faggi, ed a pascolo, non che conterminato da Beni Comunali di Porretta; e l’altro a basso, ed all’estremo opposto detto Madolina (sarà Madolma?) con sovrapposta Casetta, tutto circondato da siepe viva, e circoscritto dalle ragioni delli successori Pranzini, Negretti e forse, e precisamente tutto ciò, e quanto l’alienante Signor Alessandro Nanni-Levera al presente possiede nell’accennato Comune di Porretta pel territorio di Castelluccio. I locatari si impegnarono a rispettare per il corrente anno 1886 il contratto di locazione del podere Ca’ de’ Nanni già in essere, col locatario Antonio Fanelli. L’acquirente Mauro Monterumici dichiarò di non saper scrivere e per questo firmò con una croce14. Non sappiamo i motivi che spinsero il Manservisi a coinvolgere in questo acquisto altri suoi conoscenti. L’unica spiegazione potrebbe essere legata alla esosità dell’esborso, perché ben presto ad Alessandro la comproprietà a tre dovette risultare stretta, poiché ovviamente non gli consentiva di avviare i lavori all’edificio principale per trasformarlo nel suo castello, un obiettivo che molto probabilmente egli ebbe fin da principio. Per questo negli anni successivi decise di procedere all’acquisto di tutte e tre le parti che non gli appartenevano. Gli acquisti sono datati dal 1889 al 1893, un periodo in cui alcuni dei comproprietari del 1886 erano già morti cosicché egli li acquisì dagli eredi. Le informazioni che si riferiscono a queste acquisizioni sono tratte da documenti successivi, dell’anno 1898, della conservatoria delle ipoteche. Il 27 agosto 1889, a rogito 14 ASB, Atti dei notai (1840-1907), Giulio Marchi, volume dal novembre 1885 al marzo 1886del notaio Vincenzo Naldi, Alessandro acquistò la porzione di Domenico Riccardo Cavara al prezzo di 10.000 lire. Il 31 gennaio 1892, a rogito del notaio Pietro Polanci di Vergato, acquistò per 20.000 la parte di Ferdinando Ferretti e degli eredi di Mauro Monterumici: in particolare dai figli Luigi, Cesare, Giulio e Vittorio, da Augusto Monterumici figlio del fu Francesco (fratello di Mauro), da Anna Benefenati moglie di Mauro, da Teresa Tagliavini vedova di Francesco, ora moglie in seconde nozze di Cesare Monterumici, nipote del defunto marito. Il 13 dicembre 1893, a rogito del Notaio Giuseppe Marani, è datato l’ultimo di questo acquisti, da Adele Monterumici, figlia del fu Francesco15. L’acquisizione dell’intera proprietà delle case Nanni Levera permise ad Alessandro di iniziare a mettere in atto l’idea che sicuramente egli aveva in mente fin dall’acquisto del 1886. L’edificio principale, che era la casa padronale, subì un radicale rifacimento e dell’antica costruzione rimasero solamente pochi particolari, come la pietra scalpellata col millesimo 1638, ancor oggi visibile sull’arco dell’ingresso secondario del castello, ed altri due millesimi con le date 1707 e 1804, tutte riferibili al periodo in cui l’edificio principale apparteneva ai Nanni. Un’ulteriore data, di difficile lettura ma sicuramente riferibile al secolo XVII, si trova su di un architrave in pietra di una finestra, ancor oggi visibile nell’edificio a est del castello, che reca anche due decorazioni con la stella a sei punte. Le ipotesi che erano in campo a proposito della trasformazione dell’edificio seicentesco nel castello ottocentesco erano due: la prima proponeva un rifacimento dell’antica casa, senza mutamenti sostanziali delle sue volumetrie e della sua pianta, la seconda si riferiva ad una costruzione realizzata ex novo, con atterramento dell’antica. In un primo tempo sia Bill Homes sia il sottoscritto aderimmo alla seconda ipotesi di rifacimento completo, ma la consultazione delle mappe del catasto Gregoriano, che fu realizzato negli anni 1817-1821 e quindi ritrae la situazione precedente ai rifacimenti, ci permette di affermare con sicurezza che in realtà Alessandro non abbatté nulla del precedente edificio, ma procedette solamente ad un suo restyling, come si direbbe oggi. Questa affermazione è confermata dal confronto della mappa del catasto Gregoriano, che come abbiamo visto è di una settantina d’anni precedente le trasformazioni operate dal Manservisi, ed una seconda mappa, del 1921, successiva alla morte di Alessandro, che mostra gli stessi edifici dopo le radicali trasformazioni dell’ultimo decennio dell’Ottocento. Orbene le due piante sono nella sostanza identiche, segno inequivocabile che le stesse trasformazioni non riguardarono in nulla la pianta, ma solamente gli alzati e le decorazioni aggiunte sui più antichi paramenti murari16. Questa affermazione, che oramai non è più solamente un’ipotesi, è confermata anche da una lapide, spezzata ma oggi ricomposta, 16 Le due mappe si trovano rispettivamente in ASB, Catasto gregoriano (anni 1817-1821) cartella 206 e in ACM, cart. 2, fasc. 83. che recita: ALESSANDRO MANSERVISI AMPLIÒ ED ABBELLÌ QUESTA ANTICA CASA GIÀ DEI CONTI NANNI-LEVERA E LA DESTINÒ A SEDE DELLA COLONIA SCOLASTICA CHE DA LUI EBBE VITA E NOME Ampliamento ed abbellimento significa che la struttura degli edifici antichi non venne stravolta ma modificata per mezzo di alcune aggiunte e di molte decorazioni. Ma di questo tema tratta ampiamente e compiutamente Bill Homes nella seconda parte di questo volume. Non abbiamo molte informazioni relative a chi operò concretamente nella realizzazione del castello, anche se la tradizione locale, confermata dai documenti, ci parla dell’impiego di manodopera locale. Un’informazione diretta relativa agli uomini che lavorarono alla costruzione ed alla realizzazione dell’apparato decorativo in pietra può essere tratta da una scritta, datata 1904, che è collocata in capo alla scalinata esterna accanto al busto di Manservisi. Mentre nella parte superiore presenta la data, al centro propone il monogramma AM scalpellato nella pietra a mo’ di stemma. Nella parte più bassa si legge ancora una scritta: SCARDELLA DA La lapide spezzata e recentemente ricomposta. L’OCCHIO MASTRO / DOTTOR GINO / IOSEPHIN DESTASIA / SCARPELLINI. Secondo la testimonianza di Giuseppe Pranzini tale scritta si deve intendere come riferita al suo omonimo nonno, soprannominato Iosfin de Stasìa, cioè Giuseppe di Anastasia, che aveva lavorato come scalpellino alla costruzione. Sicuramente lo Scardella ricordato, per il fatto che il termine SCARPELLINI è al plurale, fu sicuramente un altro scalpellino, che sembrerebbe aver svolto la funzione di capomastro, come attesta la scritta MASTRO che segue il suo nome. Il dottor Gino citato è sicuramente Gino Manservisi, cugino di Alessandro, suo esecutore testamentario ed amministratore unico della colonia da lui fondata. Una seconda lapide datata 1899, subito sotto lo stemma col monogramma AM riporta ancora il nome di Giuseppe Pranzini, che in questo modo si conferma come uno dei maggiori artefici del castello. Le idee attorno alle quali Alessandro organizzò la trasformazione di casa Nanni Levera devono essere riferite alla cultura che andava per la maggiore nella Bologna di fine secolo, nella quale le suggestioni del Medioevo e del Rinascimento cittadino avevano messo in evidenza la figura fondamentale di Alfonso Rubbiani, che aveva progettato i restauri, ma anche i rifacimenti in stile medievale degli edifici della piazza maggiore e di altri distribuiti per la città. In Alessandro troviamo infatti quella sensibilità che aveva tratto spunto dalle vicende della Bologna medievale riproponendole nell’architettura, ma anche nella poesia. Basterebbe pensare sia all’opera di Giosue Carducci ed anche al Pascoli della “Canzone di re Enzio”.

La costruzione del castello dovette costare davvero molto. Degli anni dal 1892 al 1901 ci sono vari documenti che attestano come ilManservisi avesse chiesto prestiti in denaro soprattutto a membri della sua famiglia, alla moglie, alle sorelle ed al cognato, per un totale di 25.000 lire. Oltre a ciò dal 9 luglio 1912 al 4 luglio 1914 troviamo alcune carte dalle quali risulta che gli eredi, essendo Alessandro ormai morto, si erano accollati un notevole debito col Banco finanziario Fratelli Sanguinetti di Bologna. Tale debito nel luglio del 1912 ammontava a 33.287 lire, mentre nel luglio del 1914 era cresciuto a 33.956 lire17; venne estinto il 30 settembre dello stesso anno18.

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