Feste e teatro al castello

Feste e teatro al castello all’inizio del Novecento: il commediografo Alfredo Testoni ospite di Alessandro Manservisi.

 

Il Manservisi, come abbiamo visto, nel costruire il suo castello si mosse in una prospettiva in qualche modo “signorile” ed in questo quadro si inseriscono le sue frequentazioni dell’alta borghesia e della nobiltà bolognesi, ma anche e soprattutto degli artisti della città, con molti dei quali ebbe stretti rapporti anche di amicizia. Il caso più importante è sicuramente quello di Alfredo Testoni (1856-1931), il grande commediografo bolognese col quale Alessandro fu in rapporti di amicizia. Si tratta dell’autore di una delle commedia più rappresentate del Novecento: il Cardinale Lambertini. Anzi proprio a questa pièce teatrale sono legato lo stesso Manservisi ed il suo castello di Castelluccio, che fu uno dei luoghi dove il commediografo fu ripetutamente presente nelle estati dei primi anni del secolo e dove scrisse l’ultima parte della sua commedia più importante. Alfredo Testoni era stato incoraggiato a scrivere il Cardinale Lambertini nel 1901da Enrico Panzacchi, con cui si incontrava al caffè bolognese del Corso in via Santo Stefano, presente l’attore di successo in quel momento Ermete Novelli. All’inizio del secolo egli aveva già scritto testi teatrali di successo e cercava un soggetto nuovo ed originale, che trovò nel personaggio del cardinale. Per documentarsi il Testoni avviò ampie letture storiche, che gli permisero di inquadrare nel contesto della Bologna settecentesca il personaggio, che dopo l’esperienza di arcivescovo sarebbe divenuto papa col nome di Benedetto XIV. Così nel 1931 si espresse Mario Sandri sulla rivista del comune di Bologna: Iniziata, interrotta, ripresa dopo mesi di sosta, l’opera occupò per circa quattro anni Alfredo Testoni, che scrisse le ultime scene nell’agosto del 1905, nel castello di un amico, vero mecenate degli artisti, Alessandro Manservisi, a Castelluccio, sopra Bagni della Porretta. Lo stesso autore ricorda anche che nel castello [di Castelluccio] è tuttora conservato un album ove Testoni, ultimata la sua geniale fatica, annotò l’ora esatta nella quale fu tracciata la parola: ‘fine’; purtroppo oggi quell’album è andato perduto. La vicenda proposta dalla commedia si svolge negli anni 1739-1749 ed ha come protagonista l’arguto arcivescovo attorno al quale girano personaggi delle più nobili famiglie della Bologna del secolo dei lumi. Il testoni propose la commedia ad Ermete Zacconi, acclamato sulle scene anche con Ibsen e D’Annunzio, a Bologna nella sua casa di via Indipendenza, proponendogli di leggere un atto al giorno per non stancarsi troppo per il caldo, ma proseguendo poi subito nella lettura di tutta la commedia con grande entusiasmo. Lo Zacconi accettò subito e iniziò le prove al teatro Costanzi di Roma, dove la prima fu rappresentata per la prima volta il 30 ottobre del 1905. Da qui la commedia avrebbe spiccato il volo per una trionfale tournée nei maggiori teatri italiani e subito dopo a Parigi, dove lo stesso Zacconi si presentò in dieci recite. Così termina lo scritto dello stesso Mario Sandri: La commedia, nata lietamente, corre e correrà ancora per il mondo, recando ovunque la bonomia sana, festosità ridente, l’assennata malizia del suo protagonista, grande psicologo e grande medico delle anime che conosceva il segreto di ammaestrare in letizia e di apprendere con gioia19. Il Cardinale Lambertini divenne famosaanche a livello popolare, sia con il film omonimo del 1934, sia soprattutto con la versione cinematografica del 1954, diretta da Giorgio Pàstina, nella quale il ruolo del protagonista fu affidato ad un brillante Gino Cervi che, con grande mestiere, e grazie ad una genuina “emilianità” che lo accomunava al personaggio storico, riuscì ad interpretare la figura del cardinale Lambertini, con il suo carattere a volte irascibile, ma schietto e sostanzialmente bonario e carico di umanità. Lo stesso Gino Cervi era del resto il figlio di Antonio, il giornalista e critico teatrale “Carlino” che era stato collega ed amico del Testoni. La bella interpretazione di altri grandi attori, come Arnoldo Foà, Tino Buazzelli, Virna Lisi, contribuì al successo del film che, sebbene ormai molto datato, risulta ancora oggi estremamente godibile. Gino Cervi sarebbe tornato ad interpretare la figura del Cardinale Lambertini nell’omonima versione televisiva del 1963, diretta da Silverio Blasi. In tempi più recenti la commedia fu riportata sul palcoscenico, al Teatro Argentina di Roma, nella stagione 1981/1982 con la regia di Luigi Squarzina, avendo come protagonista Gianrico Tedeschi. Nella vicenda di Afredo Testoni, e della commedia a cui è indissolubilmente il suo nome, entrano dunque, ed a pieno titolo, anche Alessandro Manservisi, definito dal Sandri amico del Testoni e vero mecenate degli artisti, e il suo castello di Castelluccio, dove il commediografo trovò l’ambiente e l’atmosfera adatti a condurre a termine la stesura del suo Cardinale. La presenza del Testoni al castello non fu però limitata all’estate del 1905 perché lo troviamo presente anche negli anni precedenti. Il Manservisi, come abbiamo visto, nel costruire il suo castello si era mosso in una prospettiva in qualche modo “signorile” ed in questo quadro si inseriscono anche gli inviti ai ricchi e colti amici bolognesi, appartenenti alla bella società fin de siècle, a trascorrere a Castelluccio qualche periodo nell’estate. Proprio questa colonia villeggiante di ospiti del Manservisi organizzò ripetutamente balli e feste, all’interno del castello la cui costruzione proprio in quei primi anni del secolo era stata portata a termine. Di queste feste, alle quali partecipava regolarmente anche il Testoni e che si svolgevano ogni anno ed anche più volte durante l’estate, siamo informati solamente per quelle del 20 settembre 1902 e del 30 agosto 1903 delle quali possediamo i programmi a stampa che erano stati conservati da Carlo Righetti di Castelluccio20. Il primo di questi cartoncini riporta il programma di una delle feste del 1902, probabilmente la più importante, e contiene sia il menu del pranzo, sia il testo di una canzone dal titolo “Coro delle Colòne della Stazione Climatica”. Il termine colòne non va interpretato riferito alle colonie scolastiche, poiché in quel momento tale tipo di attività assistenziale non era forse neppure nella mente del Manservisi, che le istituì solamente col testamento del 1912. Il termine si riferisce invece sicuramente al femminile di coloni, cioè alle signore appartenenti alla colonia villeggiante, le colòne appunto. La lettura del testo conferma questa interpretazione, soprattutto perché il componimento è scritto alla prima persona plurale femminile: A Castelluccio Ecco la vostra meta Dove la vita è lieta E dove è vano in cruccio. Bei giorni quieti Passiam fra i castagneti A rinforzar lo spiritoLontan dalla città. E i lieti dì Che passiam qui Dobbiamo ai gentili ospiti Sì, Sì … In comitiva Al Corno ed a Lizzano Mandiamo di lontano Il nostro caldo evviva . Ma Castelluccio Dove la vita è lieta Quella è la nostra meta E noi lo salutiam. Quando pei monti allegri n’andiam Libere e forti in cor ci sentiam. Per castello fra i sorrisi Che qui ci offre Manservisi Noi liete siam E ringraziam. Poi se andiam di qua e di là Noi direm la verità Che passiam cari quassù E bei dì di gioventù. E cla bona Sgnera Tisa La s’ darev anch la camisa Acsé in ste sit Ai stain pulid. E vultand per d’ za per dl’ là A dirain d’andar a cà A dirain con cor cunteint Ch’ l’è una bona e brava zeint. Le parole del componimento furono scritte dallo stesso Alfredo Testoni, presente a Castelluccio in quell’estate. Anche in questa poesia egli si esercitò nel dialetto bolognese, a lui particolarmente congeniale e col quale aveva scritto sia poesie, sia commedie, sia veri e propri romanzi. Le ultime due strofe sono appunto in dialetto bolognese. In calce alla poesia si legge che il testo non era stato scritto per essere letto, ma per venire cantato sull’aria del coro della “Gran Via”, che era una mazurka tratta dall’operetta con lo stesso titolo, scritta da un autore spagnolo, Federico Chueca (1846-1908), che la compose nel 1886. La costante presenza al castello di Castelluccio nelle estati di inizio secolo di un personaggio come il Testoni ci presenta una ricca colonia villeggiante ospite del Manservisi, formata dalla bella società borghese della Bologna fra Otto e Novecento, intenta ad organizzare lietamente il proprio soggiorno, come era nella tradizione alto-borghese e nobiliare della belle époque. Ancor più significativo il secondo cartoncino, programma di un’altra festa che si svolse l’anno dopo, il 30 agosto 1903, molto più complessa del semplice pranzo del 1902: in questo caso l’attività fu prevalentemente teatrale, con gli ospiti del Manservisi nelle vesti di attori dilettanti delle tre pièces rappresentate in quella occasione. Si trattava anche in questo caso, come lasciano ben intuire i cognomi elencati, di bolognesi amici del Manservisi e suoi ospiti. In particolare è ancora citato Alfredo Testoni come “Poeta della Compagnia”, cioè autore dei testi degli atti unici che vennero rappresentati. Tutti i componenti e le componenti del gruppo ospitato da colui che in qualche modo si presenta come un mecenate si impegnarono nell’organizzazione, tanto che gli abiti vennero realizzati da tutte le signore e signorine della colonia villeggiante, dirette dalla padrona di casa, Teresa Manservisi moglie di Alessandro, e da Cesira Savini Testoni moglie di Alfredo. Un’altra persona riconoscibile fra gli attori elencati è Dina Poggi, che faceva la parte di Nice pastorella ed era una delle sarte impegnate nel negozio bolognese del Manservisi. L’unica castelluccese presente nell’elenco degli attori dilettanti impegnati nella festa sembra essere stata Teresa Bovini, che fece la parte del Paggio della Regina di Grecchia ed in seguito sarebbe divenuta maestra a Castelluccio21.