Il Castello Manservisi, come risulterà chiaro in seguito, è una villa classica che indossa un abito neo-medievale, il più spettacolare abbigliamento che Alessandro Manservisi abbia mai confezionato. Il nostro sarto era chiaramente in sintonia con la moda dei tempi, che si riflette fedelmente nel nuovo abito da lui voluto per il Castello. Questo studio sull’architettura del Castello inizierà pertanto con una breve considerazione sul clima architettonico che esisteva quando quel nuovo abito fu concepito. Solo alla fine del 1300 si può affermare che il feudalismo fosse completamente superato nella Montagna bolognese dalle forze comunali e che quindi il vecchio castello sparisse, tranne in quei pochissimi centri, nei quali per circostanze speciali il Comune rispettò l’antica giurisdizione signorile. Ma nemmeno dopo la scomparsa del castello feudale vero e proprio rimase quello comunale solo padrone del campo. Cominciarono a sorger castelli, che io chiamerei borghesi, costruiti dai nuovi ricchi, i quali, dopo aver combattuto e vinto i feudatari autentici, desiderarono assimilarsi a loro e possedere rocca e blasone. Questo l’ebbero mediante diplomi di nobiltà, i quali molte volte furono manipolati dolosamente. La rocca fu ottenuta con maggior facilità. L’acquistarono da feudatari o la costruirono su ruderi illustri o nel luogo dove era stato un fortilizio. Raramente, o forse mai, l’innalzarono in località, che non serbasse traccia dei vecchi castelli perché desideravano un nome, che risuonasse agli orecchi dell’aristocrazia rinnovata. Queste costruzioni se possono avere importanza per la storia dell’architettura non ne hanno alcuna per la storia civile. Simili castelli vanno sorgendo qua e là anche oggi per il fascino che esercitano le memorie feudali. Ma sono imitazioni. Lo spirito feudale morì. È un passaggio tratto dal capitolo iniziale del fondamentale libro di Arturo Palmieri La Montagna Bolognese del Medio Evo, pubblicato nel 1929, che non si riferisce, come si potrebbe pensare, al Castello del Signor Manservisi a Castelluccio ma a quelli eretti dai suoi predecessori cinque secoli prima. Evidentemente il desiderio di far rivivere il concetto del castello feudale, emulandone la raffigurazione architettonica e usurpandone la posizione geografica, era un tema già attuale nel Quattrocento. Uno sguardo alla storia dell’architettura europea mostra che questo è stato un tema ricorrente nei secoli tra la caduta del feudalesimo e il sorgere dello stile neo-medievale nella seconda metà dell’Ottocento. È stato un tema particolarmente popolare nel nord Europa. Il celebre architetto inglese Christopher Wren lo ha utilizzato nella ricostruzione di alcune chiese di Londra dopo la distruzione causata dal Grande Incendio del 1666, e John Vanbrugh, suo ex assistente, più noto per le grandi residenze barocche di campagna di Blenheim e Castle Howard, nel 1717 costruì in stile medievale anche la propria casa mentre in Scozia, durante il Settecento, molte ville di campagna adottavano lo stesso stile. L’Italia ha pochi esempi precedenti all’Ottocento, senza dubbio per la solidità della sua tradizione architettonica classica che per vari secoli antecedenti l’ha messa all’avanguardia della teoria architettonica. Nel corso dell’Ottocento è stato tuttavia evidente anche in Italia un ritorno del desiderio di far rivivere tutto ciò che era medievale. Così osserva Cardini nel suo libro Tra la Via Emilia e la Via della Seta: Fino dai primi dell’Ottocento, e in qualche caso addirittura alla fine del Settecento, il medioevo romanico o gotico si era andato sostituendo, come stile alla moda, al neoclassico… La tendenza si può riscontrare in esempi isolati come la villa Cittadella Vigodarzere del 1816-52 per mano di Giuseppe Jappelli o il torrino merlato nel parco fiorentino dei marchesi Torrigiani costruito nel 1821 da Gaetano Baccani. Ma solo più avanti nel secolo vediamo emergere un vero e proprio stile, con esempi come il Parco del Valentino del 1884 a Torino o, più localmente, la prima fase della Rocchetta del Conte Cesare Mattei a Riola. È stato in questo clima architettonico che, nel 1886, L’antica modesta casa Nanni in Castelluccio fu poi da essi venduta al sarto Alessandro Manservisi che la trasformava in un castello di antico stile secondo il gusto e la moda di quegli anni (G. B. Comelli).
Dal Libro “un sarto e il suo castello a Castelluccio” di Bill Homes e Renzo Zagnoni (2013)