Negli scatti di Chiara esiste sempre un mondo lontano, sospeso nel tempo, la cui materia intrinseca è il ricordo di un momento consolatorio del passato, una dolcezza onirica necessaria. Conobbi l’autrice qualche anno fa in occasione di una collettiva fotografica; rimasi subito colpito dalle ombre, morbide e nette al tempo stesso, che avvolgevano i visi ritratti. La tecnica compositiva decisamente pittorialista e i colori utilizzati per segmentare le campiture, conferivano una “pasta” singolare al risultato finale.
Chiara in gioventù dapprima dipinge sperimentando vari medium tra cui olii e acquarelli per approdare finalmente alla fotografia (una Nikon 35 mm la sua prima macchina). Segue le orme del padre, anch’egli fotografo e pittore astrattista, ma si emancipa apportando un contributo decisamente materico e concreto al proprio lavoro narrativo, dove le due discipline albergano e dialogano tra di loro.
Debitrice innanzitutto di Julia Margaret Cameron, la fotografa pittoricista inglese, parente di Virginia Woolf, nota per le atmosfere rarefatte e la ritrattistica di donne in età vittoriana, ma anche della grafica giapponese, di Jan Saudek e in ultima istanza di lontani echi preraffaelliti e klimtiani.
Le donne di Dondi emergono da un passato lontano, ieratiche, sognanti, si offrono sensuali allo sguardo dello spettatore, mostrano fiere i loro corpi tizianeschi, moderne odalische, sorelle, amiche e complici, ogni istante rappresentato viene pesato con ferma pacatezza dalla bilancia del tempo, ogni gesto è chirurgia necessaria, non esiste confusione o accumulo di orpelli nella rappresentazione scenica, ogni scatto è il risultato di un processo lento in cui la foto-pittura è il mezzo concreto per raccontarsi come donna, di carne e spirito, attraverso un continuo rimando di citazioni ed omaggi alla storia dell’arte.
A cura di Massimiliano Usai
Nata Bologna nel 1984, ha studiato Disegno Industriale all’Università di Firenze. Fin da piccola ha mostrato interesse nella pittura e crescendo con l’aiuto del padre ha intrapreso i primi passi nel mondo della fotografia.
Negli anni il suo rapporto con tale strumento è diventato sempre più connesso al suo background di pittrice e ha iniziato a trattare la fotografia stampata come una tela da dipingere. Predilige il medio formato e le macchine fotografiche biottiche con pellicole Ilford. I suoi soggetti preferiti sono le donne, che vengono utilizzate per creare immagini fatte di introspezione e simbolismo. Negli ultimi anni ha trovato spazio su numerosi siti e pubblicazioni di fotografia indipendente ed emergente.